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HEY JOE

Concetto e direzione: 

Elisabetta Lauro

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di e con:

Stefania D'Onofrio, Elisabetta Lauro, Dania Mansi​

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production:

KRASS, Cuenca/Lauro (DE)​

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realizzato con il sostegno di:

Invito alla Danza​
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en   ita

“Ecco cosa devo fare: studiare le parole esattamente come si studiano le piante, gli animali…e poi, ripulirle della muffa, liberarle dalle incrostazioni di secoli di tradizione, inventarne delle nuove, e soprattutto scartare per non servirsi più di quelle che l’uso quotidiano adopera con maggiore frequenza, le più marce, come: sublime, dovere, tradizione, abnegazione, umiltà, anima, pudore, cuore, eroismo, sentimento, pietà, sacrificio, rassegnazione.”   Goliarda Sapienza                                

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HEY JOE si inserisce in una progettualità più ampia dal titolo OBEY che indaga la dimensione del femminile. Partendo dal concetto cardine dell’intero progetto che è la “disobbedienza” intesa come elemento necessario a una reale conoscenza del sé, HEY JOE si interroga nello specifico sulla valenza dei termini regola, ordine e giudizio, e sul ruolo che questi hanno assunto nella costruzione della nostra società. È possibile che ci siamo affidati solo a determinate coordinate rinunciando a una parte della nostra umanità? È plausibile affermare che sia giunto forse il momento di una controtendenza?

 

In HEY JOE tre donne si inoltrano in un gioco che proprio giocoso non è.

Assumendosi il carico della propria scelta, le tre giocatrici avanzano proponendo formule gerarchiche e di schematizzazione. Attraverso quadri legati e slegati al contempo, costruiscono e dissolvono diverse modalità di relazione e interazione, provando a cercare insieme un’alternativa a un sistema che non le rappresenta.

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Tutto inizia con un atto di disobbedienza, con una piccola caduta dall’eden in cui le cose hanno un ordine prestabilito. Forse a spingerci è la curiosità, forse il dubbio, ma scegliamo di eludere la regola e ci protendiamo oltre, al di là del punto che ci è stato assegnato. Lo spostamento è solo di pochi gradi eppure niente è più come dovrebbe essere. Quello di cui siamo pervase, passatoci dai padri dei nostri padri, non ci risuona più e tutte le virtù, le verità e i principi tradiscono adesso una distorsione che ne incrina la loro stessa natura. Qui, dove tutto vacilla e dove l’assolutismo non trova appigli, risiede l’anima femminile, dimensione altra in cui l’indefinito è possibilità. 

HEY JOE

Mi chiedo come sia il mondo visto da lì Joe,

dalla rocca delle tue certezze,

mi chiedo come tu faccia ad avere sempre una risposta,

ma mai una domanda,

mi chiedo come tu riesca a marcare

una linea netta tra tutte le cose

e a dire:

è, non è, si può, non si può, si deve, non si deve.

Come fai Joe?

Come fai a non dubitare mai?

Come lo vedi il mondo tu, Joe?

 

Io ho dovuto ascoltarti Joe,

ho dovuto ascoltarti perché tu eri ovunque;

eri nelle parole dette, nei testi scritti,

negli sguardi incontrati, nelle azioni imparate,

tu eri dappertutto Joe

e a gran voce mi urlavi di imitarti.

 

Ma io non posso imitarti Joe,

perché io non sono come te

e non funziono come te.

Per me il tuo sistema è morte Joe.

Il tuo ordine, le tue regole, i tuoi principi

sono decorazioni appassite,

sono gusci senza vita, taglienti come ghigliottine.

 

Per me tu sei morte Joe

E io devo ucciderti.

 

Devo ucciderti per vivere Joe,

devo ucciderti per respirare,

devo ucciderti per continuare

a chiedermi

sempre:

 

perché?

perché?

perché?”

 

E.L.

© Elisabetta Lauro

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